sabato 24 settembre 2016

PALERMO - JUVENTUS

9 dicembre 1962 – Stadio La Favorita di Palermo
PALERMO–JUVENTUS 1-1
Palermo: Rosin; Ramusani e Calvani; Malavasi, Benedetti e Sereni; Deasti, Spagni, Fernando, Börjesson e Volpi. Allenatore: Baldi.
Juventus: Anzolin; Castano e Salvadore; Emoli, Sacco e Noletti; Nicolè, Del Sol, Miranda, Sivori e Crippa. Allenatore: Amaral.
Arbitro: Gambarotta di Genova.
Marcatori: Börjesson al 3’, Sivori al 50’.

1962: è l’anno dell’inizio del dominio neroazzurro targato Helenio Herrera. Umberto Agnelli, come qualche anno prima aveva fatto il fratello Gianni, lascia la massima poltrona bianconera a causa degli enormi impegni personali di lavoro. Nuovo presidente juventino è l’onorevole Vittore Catella: uomo di fiducia della famiglia Agnelli, Catella è un pluridecorato di guerra, ex pilota dell’aeronautica ed anche molto appassionato d’arte. La prima mossa del neo presidente è quella di chiamare sulla panchina bianconera il brasiliano Paulo Amaral Lima, tecnico dalle idee innovative, probabilmente anche troppo per l’epoca e l’ambiente.
Amaral è un ottimo preparatore atletico con valide idee tattiche (basti pensare che schiera la squadra con uno spregiudicato 4-2-4), ma non trova terreno fertile per riuscire a trasformarle nel concreto. La Juventus cambia molto rispetto alla stagione precedente. Mora si trasferisce al Milan in cambio di Sandro Salvadore; viene acquistato Armando Miranda dal Brasile, giocatore poco tecnico ma capace di fare goal con tiri terrificanti da quaranta metri; Dal Real Madrid arriva Luis Del Sol, lo scudiero di Alfredo Di Stéfano; ma è l’addio di John Charles quello che fa più scalpore e che lascerà un vuoto incolmabile nei cuori dei supporter juventini.
La stagione 1962-63, comunque sia, si conclude in modo dignitoso: La Juventus è seconda alle spalle dell’Inter futuro Campione d’Europa e del Mondo.


“STAMPA SERA”
Tra Juventus e Palermo esiste una tale differenza di classe che l’1-1 ottenuto alla Favorita non può accontentare i bianconeri. Eppure, è stato un pareggio tanto faticoso che Sivori, capitano avveduto, non ha neppure insistito affinché l’arbitro recuperasse nel finale i molti minuti di gara persi per interruzioni di gioco. In quel periodo il Palermo adottava praticamente l’1-8-1 (Rosin in porta, tutti gli altri in difesa, Börjesson all’attacco e l’undicesimo atleta, Benedetti, zoppo). La Juventus, al contrario, premeva in massa in area avversaria. Sivori, però, capiva che lui e i suoi compagni stavano urtando contro un muro insuperabile. In compenso, su quel terreno scivoloso (come mai, da due giorni in Sicilia il tempo è splendido) e dal fondo disuguale, la minaccia di un goal in contropiede era molto più pericolosa che la famosa spada sulla testa di Damocle. Meglio dunque accontentarsi del pari e non pregiudicare le possibilità juventine in campionato. Sivori, che, sia detto per inciso, è risultato il migliore in campo, è logico nel suo ragionamento, ma ci si può domandare che cosa sia dunque successo, alla squadra che a Catania era passata con un trionfale 5-1, per diventare irriconoscibile contro l’ultima in graduatoria.
La cronaca dà le prime spiegazioni del risultato a sorpresa. Si comincia alle quattordici e trenta sotto un sole magnifico, con buona parte degli spettatori senza cappotto. Soltanto un reclamistico Babbo Natale con barba e baffoni bianchi e saio rosso ricorda che è dicembre anche in questa Sicilia dal clima tanto dolce. Il calcio d’avvio è dei rosaneri, il che permette di scorgere Castano addirittura nel posto di centroavanti, trovata tutt’altro che sciocca, poiché un difensore può rompere l’azione numero uno degli avversari e dare inizio fulmineo al famoso contropiede juventino. Castano però non riesce a intercettare e ognuno dei ventidue atleti torna rapidamente al suo posto. Le marcature, o meglio gli accoppiamenti, vengono così formati: Malavasi-Miranda, Volpi-Del Sol, Sereni-Sivori, Benedetti difensore libero, Fernando e Spagni arretrati. In sostanza, i palermitani utilizzano in difesa i due terzini, i tre mediani, le due mezze ali e un’ala, Volpi. All’attacco resta Börjesson, insidioso, e il torinese Deasti, egli pure pericoloso anche se emozionato. La Juventus adotta il suo solito modulo e la bella novità è rappresentata da Giovanni Sacco, il diciannovenne che, dopo Sivori, è apparso il più bravo tra i bianconeri. Questo dice tutto sul brillante esordio dello studente astigiano.
Passano tre minuti e su rimessa laterale Sereni serve Ramusani, il quale effettua una forte respinta in avanti fino a Börjesson, che si trova almeno due metri oltre l’ultimo difensore juventino. Lo stesso svedese ha un attimo di esitazione, in attesa del segnale di fuorigioco, imitato dall’intera difesa della Juventus, che nell’occasione forma un blocco più che mai compatto. Per l’arbitro Gambarotta, invece, tutto va bene, e per Börjesson naturalmente tutto va benissimo. Il portiere juventino esce con scarsa convinzione, sicuro che prima o poi sentirà il fischietto del direttore di gara: quando si accorge che Börjesson (e Gambarotta) fanno sul serio, tenta la parata, ma è tardi. La palla toccata dallo svedese scivola dolcemente in rete. L’arbitro, prima dì convalidare il punto, ha un ripensamento e interpella un segnalinee. Questi pare abbia scorto un bianconero nella parte opposta del campo, in posizione tale da annullare il fuorigioco. Dice di sì. Al 9’ la Juventus, ripresasi dalla delusione, avanza in area avversaria. Rosin esce di pugni per anticipare l’intervento di testa di Miranda e la sfera capita sul piede di Sivori, il quale dolcemente la alza in un pallonetto ben dosato. Rosin è fuori causa. Il mediano Malavasi effettua una bellissima presa con tutte e due le mani. Rigore. Il pubblico dichiara la guerra psicologica a Del Sol che si appresta a battere. Vincono i tifosi con la tattica del fischio assordante. Del Sol, sconcertato, non si raccapezza. Tocca di destro troppo piano, e con scarsa angolosità e il bravo Rosin non fa fatica a respingere. Se non ci fosse un fortuito malanno a Benedetti (strappo muscolare) al 15’, l’handicap dei bianconeri diventerebbe insuperabile. Invece il numero cinque dei siciliani è costretto a passare all’ala. Al suo posto va Malavasi, mentre Spagni passa a controllare Miranda. Nella prima metà gara i bianconeri hanno poche occasioni di segnare e una di queste è di Sacco. Il ragazzo, dopo avere ingannato con una finta tre avversari, sfiora la traversa con il suo tiro.
Gli juventini raddrizzano il risultato proprio all’inizio della ripresa. Un cross di Sacco rimbalza sulle mani di Calvani e l’arbitro assegna la punizione. Miranda, l’atleta dal tiro-cannonata, si avvicina e tutti i rosaneri si schierano per fare barriera. Trascurano Sivori e pronto il centroavanti tocca lateralmente verso la mezz’ala. Sivori con una bellissima rovesciata a mezzo volo spedisce in porta a dieci centimetri dal montante. Al 13’ ancora Sivori, dopo una serie di girate di Del Sol, Miranda e Nicolè fluite sui piedi degli avversari ammucchiati, si proietta in un tuffo di testa e dà l’impressione di battere Rosin. Il portiere palermitano invece riesce ad alzare con una mano, poi si rigira fulmineamente e agguanta il pallone. Parata eccezionale. Al 23° minuto Noletti, che fin dai primi minuti dell’incontro soffriva di uno stiramento inguinale, deve trasferirsi all’ala, sostituito da Crippa. Una deviazione di testa di Volpi al 32’, un’ammonizione a Emoli per entrata dura su Volpi al 37’, e ancora da segnalare l’arbitro che si china a raccogliere e si mette in tasca un paio di limoni lanciatigli dagli spettatori non certo come invito al turismo in Sicilia. Si dice anche che a un segnalinee sia stata gettata una bottiglietta, ma il fatto non è sicuro. Ancora qualche azione dimostrativa dell’attacco bianconero, quindi il termine.
Questo l’andamento dell’incontro, in cui il Palermo ha lottato con un entusiasmante coraggio mettendo in evidenza il valore di Rosin nell’azione del rigore parato, il puntiglio di Börjesson e il lavoro intelligente ed efficace di Fernando. In quanto alla Juventus, si sa che essa aveva dovuto fare a meno degli infortunati Leoncini, Sarti e Stacchini, ma non sta tanto in queste assenze la spiegazione del pareggio, quanto nella scialba prestazione di alcuni atleti che abitualmente costituiscono i punti di forza della compagine, quali Salvadore e Del Sol. Il centromediano, forse a disagio sul terreno non livellato, è stato insicuro sin dalle prime battute, e con la sua incertezza ha turbato l’equilibrio del complesso difensivo. Castano è stato costretto a rimanergli più che mai vicino, ed Emoli, che doveva controllare soltanto lo “zoppo” Benedetti, non ha più ritenuto prudente spingersi troppo in avanti. A proposito di Emoli, va aggiunto che il terzino, sicurissimo nei compiti difensivi, non è apparso altrettanto efficiente all’attacco. Gli è mancato soprattutto l’appoggio di Nicolè, l’ala che avrebbe dovuto lavorare in tandem con lui. Nicolè sarà demoralizzato per il fatto di non poter giocare centroavanti, posizione che preferisce: tuttavia a ventidue anni non può essere così abulico com’è stato ieri. Se ha delle doti le metta in evidenza senza trincerarsi dietro l’alibi di una disillusione di ruolo. In quanto a Del Sol si può capire la sua fase di smarrimento dopo di avere mancato un penalty. Vi è solo da augurargli che il rendimento minore già dimostrato anche a Catania non sia un sintomo di stanchezza. L’apporto dello spagnolo è troppo prezioso per la Juventus.

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