lunedì 22 agosto 2016

Luciano MIANI


GIANNI GIACONE, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’OTTOBRE 1976
È difficile sfondare venendo dal vivaio della medesima società, diceva qualcuno. Può essere. Ci sono casi clamorosi a favore di questa tesi, ma anche esempi emblematici dell’opposto. Una cosa è sicura: quando il giovin talento mandato a farsi le ossa, a corroborarsi in B o in C, viene richiamato in tutta fretta alla casa madre, ciò significa che il tipo ha un futuro, che le sue doti sono apprezzate, che insomma c’è posto per lui.
È il caso di Luciano Miani, ventenne da Chieti (14 febbraio ‘56 la data di nascita), che torna in bianconero, dopo essersi formato calcisticamente nelle «minori» juventine, all’indomani di un’illuminata stagione in serie C, nelle file della Cremonese.
Non si ipoteca il futuro, specie nel mondo del calcio. Ma il futuro di uno come Miani è quantomeno popolato di sviluppi interessanti, di prospettive pure rosee.
Indispensabile cominciare da una breve carrellata sul passato. La parola all’interessato, che non si fa certo pregare.
«Ho tirato i primi calci al pallone in una squadretta di Chieti, il River. Ho giocato lì in tornei giovanili sino al ‘72, l’anno del mio passaggio alle «minori» della Juventus. L’anno scorso sono stato ceduto in prestito alla Cremonese. È stato per me un fatto positivo sotto ogni punto di vista...».
I conti tornano. 35 presenze su 38, alcune prestazioni di assoluto livello, il posto di titolare fisso nella Nazionale Semiprò. Il tutto per un ragazzo di vent’anni scarsi non può passare senza lasciare tracce.
«È evidente che il salto per me non è stato roba da poco. Ho giocato quattro partite in nazionale C, credo di essermela cavata niente male...».
Ma non parliamo soltanto del Miani calciatore e «libero» di avvenire in special modo. Anzi, per adesso, cerchiamo di non parlarne affatto.
Inquadriamo il personaggio, contorni extracalcistici in primis. Luciano studia e ha un sacco di hobby. Approfondiamo una cosa per volta.
«Ho fatto la quarta geometri, ho tutta l’intenzione di prendermi ‘sto benedetto diploma. Certo per un calciatore è un problema serio conciliare sport e studio. Comporta dei sacrifici, a volte vien da chiederti se ne vale davvero la pena. Mah, comunque ormai il più dovrebbe essere fatto».
Miani non è propriamente un ottimista.
«Guardo le cose cercando di starmene con i piedi per terra, non mi va di farmi delle illusioni. Più che pessimista, sono realista. Nel calcio come nella vita, s’intende».
Domanda scontata, a questo punto: il carattere.
«Sono un buono, non sarei capace di fare del male a una mosca. Mi piace la compagnia, la solitudine mi fa abbastanza paura. Non sono troppo estroverso, ma nemmeno timido. Insomma, ho un carattere normale, che devo dire...».
Luciano Miani, «libero» di vent’anni, arriva alla Juve di Trapattoni e si ritrova immediatamente nelle condizioni ideali per esprimere le proprie doti. Nelle partitelle di preparazione, la sua tecnica e la grinta non comune lo mettono in mostra. Insomma, il Trap si accorge che dietro Scirea c’è un tipo che all’occorrenza può benissimo essere buttato nella mischia.
Un «libero» che lascia intravedere le qualità di predecessori illustri, che in maglia bianconera hanno nobilitato il ruolo con araldica compostezza e risorgimentale impegno. Miani ricorda nello stile Salvadore, e vi preghiamo di non storcere il naso: il paragone non è irriverente. La grinta di «Bill», il suo incontrismo esemplare, si ritrovano pari pari in questo talento ventenne tornato in bianconero dopo una lucente parentesi in provincia.
Il suo ritorno alla Juve dopo un anno di corroborante rodaggio tra i semiprò, potrà anche non coincidere con una immediata esplosione. Ci vuole fortuna e un concorso di circostanze. A volte non basta essere bravi. Ma sicuramente di Miani risentiremo parlare. Il piglio c’è. Si farà strada.

CALCIOMERCATO.COM DEL 15 MAGGIO 2014
«La Juventus, il massimo per me che ero tifoso bianconero. In quel gruppo c’era Paolo Rossi, Brio, Marangon, Verza e altri ancora. Un sogno che si avvera. Alle medie, a Chieti Scalo, facevo la raccolta delle figurine Panini. Andavo pazzo per Pietro Anastasi. Dopo un paio di anni ero a Torino che mi allenavo con lui. All’epoca, il libero doveva difendere e impostare l’azione. Servivano piedi buoni. Poca gloria in prima squadra, solo qualche panchina in serie A e in coppa Uefa. Ero in stanza con Altafini. Era a fine carriera, ma ogni volta che entrava faceva gol. Poi la Juventus mi ha mandato un po’ in giro. Sono contento della mia carriera, ho giocato nel calcio degli anni ‘80 amato da tutti. Anche oggi. Era un calcio leader in Europa. Però, tornassi indietro… Di certo, da giovane non avrei fatto pressione sulla Juventus per andare a giocare. Mi sentivo chiuso da Scirea, non avevo grandi prospettive. E chiesi di andare via. Potessi tornare indietro, beh, non lo rifarei. Avrei fatto di tutto per restare nella Juventus. Quando sei in una grande squadra ci devi restare finché puoi».

1 commento:

Unknown ha detto...

Luciano con il quale siamo più o meno coetanei ( e ci si somigliava come viso e capelli ) è stato il più forte Libero passato qui a Cremona insieme a un altro mio amico Sergio paolinelli che ha giocato nella Cremonese anni dopo con la quale ha disputato anche il campionato di a Miani era molto forte tecnicamente ed anche molto elegante mi ricordo una notturna appena arrivo a Cremona un signore vicino a me che mi disse il libro nuovo che abbiamo è fortissimo Ed in effetti si capiva che sarebbe diventato un giocatore di serie A Ciao Marzio Cremona