Il gruppo si raduna attorno a Broćić, jugoslavo con capelli bianchi e intelligenza viva. Il tecnico ha intuizioni rapide. Quando vede Stivanello correre sul lungo linea e crossare con dosaggio euclideo, stabilisce che lo schema bianconero deve avere uno sbocco: la testa di Long John, che sbatterà la palla in rete oppure la smisterà sul sinistro luciferino di Omar. I palloni sono recuperati dalle retrovie e subito trasferiti al veneziano, il quale non ha indugi, corre sfiorando il lungo linea e da fondo campo fa suonare il mancino. La palla diventa un coriandolo che si deposita nel sito richiesto da Broćić. Ecco un esempio di come un allenatore capisce che lo schema deve essere preparato non solo in base alle proprie convinzioni, ma soprattutto tenendo conto delle qualità dell’organico.
Stiva avrà problemi con menischi e con il galoppare irresistibile di Gino Stacchini. Il puledro di San Mauro Pascoli gli toglie il posto e Giorgio può mettere insieme novantatré gettoni e ventuno goal all’attivo. Stiva è amico soprattutto di Omar Sivori, un legame spontaneo e sincero li unisce. Dividono serate in famiglia, sedute al tavolo delle carte (poker e ramino insieme a Charles ed Emoli soprattutto) e divertimenti. Insieme danno vita a duetti interessanti sul campo, poiché Giorgio non avrà un piede sudamericano ma la tecnica è tanto scarna quanto solida. Difende perciò molto bene il pallone e anche il tiro è di buona efficacia.
Quando saluta gli splendori di Piazza San Carlo, la sede all’epoca è ubicata sopra il Bar Torino, decide di avvicinarsi a Venezia e firma per il Lanerossi Vicenza. Dopo aver lucidato per l’ultima volta le scarpe si getta a capofitto sul lavoro. Diventa un ottimo agente di vendita per la Lavazza, ramo caffè. E quando va in pensione, siamo vicini al Duemila, collabora con il figlio Piero, il quale dopo essere transitato nell’universo calcistico come una meteora (Lanerossi Vicenza) gestisce un’agenzia delle Assicurazioni Generali. Il Gondoliere, uomo dal sorriso eterno e dall’animo buono.
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