mercoledì 1 giugno 2022

Alessandro ORLANDO


Alessandro Orlando è arrivato alla Juve per vincere – scrive Silvia Grosso su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1994 –, anzi per continuare a vincere. Nonostante abbia soltanto ventiquattro anni, ha infatti accumulato esperienza e successi in alcune tra le più importanti società italiane.
Ha esordito in Serie B con 1’Udinese di Lombardo nella stagione ‘87-88 e l’anno successivo ha conquistato la promozione in A: passato al Parma di Scala, ha fatto il bis nel campionato ‘89-90. Ancora un ritorno a Udine e finalmente l’esordio in A con la Sampdoria e la conquista della Supercoppa Italiana; ventinove presenze e la sofferta permanenza in A, nuovamente con la maglia de1l’Udinese, hanno caratterizzato la stagione ‘92-93. Poi il passaggio al Milan e i relativi successi: scudetto, Coppa dei Campioni e due Supercoppe italiane, prima contro il Torino e due mesi fa contro la Sampdoria.
Orlando pensa ormai solamente al futuro, ma non può certo prescindere dalle sue esperienze passate, grazie alle quali ha potuto crescere e maturare sino al punto di trovare posto nella Juventus vincente targata Lippi: «Le prime stagioni a Udine e Parma non sono state esaltanti, perché ero molto giovane e giocavo poco. Dalla Sampdoria in poi tutto è migliorato e ho imparato veramente molto, sia dal punto di vista tecnico-professionale che da quello personale; avere la possibilità di allenarmi e di giocare al fianco di grandi campioni mi ha aiutato tantissimo. Sono state molte le persone importanti per la mia crescita e, se provassi a elencarle, rischierei di scordarne qualcuna; allenatori, compagni, dirigenti e amici, nel bene e nel male, mi hanno sempre lasciato qualcosa. Del Milan era impressionante la mentalità, che concepiva soltanto la vittoria, alla quale tutto era subordinato. Per quanto riguarda la tensione e i ritmi di lavoro, credevo che quelli di Milano fossero eccezionali; però ho visto che qui alla Juve è esattamente lo stesso, visto che stiamo giocando tre volte alla settimana e con determinazione e concentrazione invidiabili».
Ma chi è veramente Alessandro Orlando? Ecco come lui stesso si descrive: «Non c’è molto da dire, non ho lati oscuri. Sono un ragazzo che crede ancora che il calcio sia un divertimento, ma un divertimento da affrontare con il massimo impegno. Essendo friulano sono inizialmente timido, ma questo non mi ha mai creato alcun problema nei rapporti con gli altri. Mi piace molto la natura e, quando non sono impegnato sui campi di calcio, amo viaggiare e andare a caccia; seguo poi la Formula Uno e il tennis, al quale mi dedico un po’ in estate».
L’aver cambiato maglia da un giorno all’altro non gli ha creato alcun problema di adattamento, grazie anche al suo carattere e all’accogliente ambiente bianconero: «Ho trovato veramente un bel gruppo di ragazzi in gamba e affiatati. Sul campo, poi, i risultati ci stanno dando ragione e quindi il mio inserimento è stato ancora più semplice. Spero che la Juventus rappresenti una svolta per la mia carriera: ho ancora molte soddisfazioni da togliermi. Anche se ho avuto la fortuna di giocare sempre in grandi squadre, sono un po’ stufo di girare e di cambiare maglia ogni anno. Mi trovo benissimo in bianconero e vorrei che questa diventasse una sistemazione definitiva».
Con l’arrivo di Orlando, l’organico juventino è più che mai completo e competitivo; il giovane terzino, mancino naturale, ha infatti dimostrato, sin dall’esordio, di essere l’elemento giusto per creare varchi e movimento sulla fascia sinistra. Purtroppo, nell’incontro casalingo con l’Inter, ha rimediato una lussazione alla spalla destra con conseguente stop di almeno tre settimane. Si tratta senza dubbio di un infortunio che non ci voleva, ma dal quale Alessandro sa di poter guarire senza forzare i tempi, visto l’alto livello qualitativo dell’intera rosa bianconera.

Terzino sinistro che più sinistro non sì può. Lui stesso, con molta sincerità ma allo stesso tempo soddisfatto di questo, confessa con un pizzico d’orgoglio che in situazioni del genere non fa mai male: «Con la gamba sinistra riesco a fare tutto, con quella destra un po’ meno».
A Torino cercano un mancino naturale da alternare a Robert Jarni. E così, grazie a una trattativa fulminea, Juventus e Milan portano a termine uno scambio che lascia di stucco gli altri operatori di mercato: Alessandro Orlando in bianconero, Paolo Di Canio in rossonero. Alessandro è un giocatore non altissimo ma ben strutturato (172 centimetri di altezza per sessantanove chilogrammi) e, soprattutto, agile. Agile e scattante, padrone della sinistra: intesa come fascia, ovviamente. La sua corsa è elegante, apprezzabile, il cambio di marcia anche, la visione di gioco buona: «Semmai, deve cercare – spiegano i tecnici che lo hanno avuto – la conclusione finale. Quando si trova in zona tiro, ci deve provare».
Orlando rimarrà alla corte bianconera solamente quella stagione, totalizzando 18  presenze. Ma culminata con la conquista dello scudetto e della Coppa Italia. E, soprattutto, col ricordo di quel perfetto lancio per il meraviglioso gol di Del Piero contro la Fiorentina.

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